venerdì 14 giugno 2013

LE FIABE SONO SOLO PER I PICCOLI?

Durante un laboratorio che prevede l’utilizzo della fiaba con pazienti psichiatrici adulti, mi hanno domandato: “Ma utilizzare le fiabe con gli adulti non è infantile?”

Le fiabe sono solo per i piccoli?
I motivi per cui ci si avvicina alle fiabe, anche da adulti, oltre che da bambini/e, possono essere molti. Fin dall'antichità erano note le potenzialità contenute in storie e racconti, basti pensare che Platone, attraverso 'il mito della caverna' dispiegò la sua intera teoria filosofica. Da sempre si conosce quanto una narrazione possa alleviare il dolore, ridurre l'ansia, scacciare le paure, la rabbia, stimolare forza e volontà. Attraverso le narrazioni si trasmettono regole, precetti educativi, credenze e valori sociali/individuali. Favole e fiabe sono metafore delle norme comunemente condivise: si pensi alle fiabe per adulti di Esopo e di Fedro che si concludono sempre con una morale.
Le fiabe sono utilizzabili quando si cerca di spiegare un concetto astratto, quando si vogliono trasmettere nozioni o dare informazioni: si lasciano scoprire poco alla volta, rendendo l'informazione o il concetto più interessante e mantenendo sempre l'attenzione dell'ascoltatore, capaci come sono di parlare un linguaggio universalmente comprensibile. Secondo la concezione degli allievi di Rudolf Steiner, un antroposofista, con il racconto della fiaba si esce per un momento, ogni giorno, dalla frenesia del tempo quotidiano, dando spazio alla calma di chi narra e al silenzio di coloro che ascoltano.
C'è un genere di fiabe che può essere definito sociale, perché al loro interno vengono analizzati, anche sotto forma fantastica, alcuni fra i problemi e i conflitti dei nostri tempi, spesso poco chiari ai bambini ma ben comprensibili agli adulti. Basta pensare a 'Il Piccolo Principe' di Antoine De Saint-Exupèry, che incontra uomini d'affari schiavi del denaro, spregiudicati e privi di ogni sensibilità umana e con potenti re che non considerano l'uomo una persona ma una cosa, e che finisce con il rimanere da solo. Il Piccolo Principe insegna il valore di 'addomesticare' nel senso di 'creare dei legami' con le creature che ci circondano valorizzandole, anche se sembrano piccole, insignificanti, uguali a tante altre, poiché portatrici di vita. Fare fiabe non significa sfuggire dal mondo, ma trovare delle chiavi per capire la realtà, l'essenza della vita.
Le fiabe sono relazione, rapporto e comunicazione; la loro narrazione può avere effetto terapeutico in quanto si prende cura del rapporto con il bambino e, dal momento che con le fiabe ci si dedica a qualcuno, si rinsaldano delle relazioni esistenti. Le fiabe e le favole favoriscono elasticità emotiva, data dal passaggio da un contesto relazionale esterno a una realtà personale interna, da un collegamento tra reale e immaginario, passando dall'esperienza concreta di invenzioni alla riflessione collettiva. Attraverso la fiaba si può tradurre e trasmettere al bambino, ma anche all’adulto, qualunque messaggio concreto, ma anche astratto, e quindi più difficile per lui da comprendere: un sentimento, un valore, un'idea. Percorrere una fiaba è come entrare in un bosco e lasciarsi trascinare dai suoi colori e dai suoi profumi: è un mondo incantato, dove tutto è possibile, ma non prevedibile, scontato o banale, è un mondo dove il rito è tutt'uno con il magico, dove l'imprevisto diventa determinante, dove la realtà è la fantasia e la fantasia è la realtà, dove la potenza dell'immaginario non diventa onnipotenza, ma genera possibilità, apre delle porte, traccia delle strade, favorisce delle scelte, prospetta cioè dei percorsi evolutivi.
Le storie possono essere considerate come un ponte gettato dall'età adulta verso l'infanzia e viceversa, tramite il quale è possibile passare dall'una all'altra dimensione senza alcuna limitazione.
Tutte le fiabe possono essere usate a scopo terapeutico perché riproducono tappe fondamentali dello sviluppo individuale e diventano metafore della storia dell'umanità, ma possono essere anche un metodo per rilevare i tratti della personalità infantile e per avere un quadro più completo sulla maturazione dell'individuo. In ogni racconto si possono riconoscere caratteristiche evolutive come la successione temporale, la gradualità, il superamento dei vincoli esistenti, la capacità di ampliare il proprio punto di vista, la capacità di arricchire la propria dimensione cognitiva, la capacità di arricchire la propria dimensione emotiva.
Nel gruppo fiaba, dunque, si incontrano due aspetti apparentemente slegati tra loro, ma in realtà fortemente interconnessi: i fattori terapeutici del gruppo e il valore educativo delle fiabe. Entrambi, combinati insieme, portano ad un giovamento nel paziente psichiatrico.
Dunque, le fiabe, sono solo per bambini?

9 marzo 2013, Psicologica...Mente, rubrica della Dr.ssa Valeria Catufi

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